PATOLOGIE TRATTATE
1 -DISTURBO D'ANSIA
L'ansia è l'esternazione di sentimenti di preoccupazione, nervosismo o terrore. Anche se spiacevoli, episodi occasionali di ansia sono naturali e talvolta persino produttivi. L'ansia segnala che qualcosa non è del tutto giusto, può aiutare le persone sia ad evitare il pericolo sia a fare cambiamenti importanti e significativi.
Tuttavia l'ansia persistente e pervasiva, che sconvolge la vita quotidiana della persona nelle differenti situazioni: a scuola, al lavoro o con gli amici; può essere il segno di un disturbo d'ansia.
I disturbi d'ansia si manifestano in modi diversi e sono spesso diagnosticamente distinti. Il disturbo d'ansia generalizzato è uno stato cronico di grave preoccupazione e tensione, spesso senza provocazione.
Il disturbo di panico si riferisce a improvvisi e ripetuti attacchi di panico, episodi di intensa paura e disagio che si manifestano in pochi minuti. Mentre il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato da pensieri o compulsioni invadenti per lo svolgimento di comportamenti specifici, come il lavaggio delle mani. Il disturbo post-traumatico da stress, può svilupparsi dopo aver sperimentato o assistito a un evento traumatico. L'ansia è spesso accompagnata da depressione e i due condividono un'architettura genetica sottostante.
Oltre alla genetica, esperienze infantili come traumi precoci o iperprotezione dei genitori possono svolgere un ruolo nella formazione di una disposizione ansiosa. Nelle persone con disturbi d'ansia, il circuito cerebrale che controlla la risposta alla minaccia sembra andare storto: l'amigdala, una struttura che rileva il pericolo, può diventare iperattiva, innescando una minaccia che in realtà, non esiste.
QUINDI....
Che tu soffra di attacchi di panico, pensieri ossessivi, preoccupazioni inesorabili o che tu abbia una fobia inabilitante, è importante sapere che non devi vivere con ansia e paura. La psicoterapia può aiutare e, per molti problemi di ansia, è spesso l'opzione più efficace perché, a differenza dei farmaci per l'ansia, tratta molto di più dei semplici sintomi del problema; ti dà gli strumenti per superare l'ansia e ti insegna come usarli.
Prima di parlare della psicoterapia per l'ansia è giusto fare una breve premessa. Essere in ansia per un evento che ci vede coinvolti, es. il primo giorno di scuola, non significa avere l'ansia. L'ansia è riferita ad uno stato apprensivo che persiste quotidianamente per più di 6 mesi ed è accompagnato da irrequietezza, irritabilità, sonno disturbato, estrema affaticabilità, tensione muscolare e difficoltà di concentrazione. Tutti fattori che contribuiscono a interferire in aree importanti come quella lavorativa o sociale.
2- DEPRESSIONE
La depressione è un disturbo dell'umore che comporta un persistente sentimento di tristezza e perdita di interesse. È diverso dalle fluttuazioni dell'umore che le persone sperimentano regolarmente nella vita. La psicoterapia per depressione è probabilmente l'arma più adatta contrastarla.
La depressione può verificarsi in persone di tutte le età:
- Bambini.
- Adulti.
- Adolescenti.
- Adulti più anziani.
I sintomi della depressione includono:
- Umore irritabile o basso per la maggior parte del tempo.
- Difficoltà ad addormentarsi o sonno in eccesso.
- Grande cambiamento dell'appetito, spesso con aumento o perdita di peso.
- Stanchezza e mancanza di energia.
- Sentimenti di inutilità, di odio per sé stessi e di colpa.
- Difficoltà a concentrarsi.
- Movimenti lenti o veloci.
- Inattività e ritiro dalle normali attività.
- Sentimenti di disperazione o abbandono.
- Pensieri ripetitivi di morte o suicidio.
- Perdita di piacere in attività che spesso ti rendono felice, compresa l'attività sessuale.
I bambini possono avere sintomi diversi rispetto agli adulti. Bisogna considerare soprattutto i cambiamenti nelle prestazioni scolastiche, nel sonno e nel comportamento.
Trattamenti della terapia
I modelli cognitivi usano la metafora dell'uomo come sistema informatico, cioè simile a un computer. L'uomo elabora le informazioni prima di dare una risposta, classifica, valuta e assegna significato allo stimolo che riceve. Questo ovviamente sulla base delle sue esperienze, che ha memorizzato, delle sue convinzioni, ipotesi, atteggiamenti, visioni del mondo e autovalutazioni.
La terapia cognitiva afferma che i disturbi emotivi derivano da pensieri irrazionali o convinzioni su di sé, sugli altri e sul mondo di stampo patogena. Se analizzi i pensieri alla base di un comportamento e lo rendi logico e razionale, il problema psicologico sarà risolto. C'è una distorsione sistematica nel trattamento delle informazioni, quindi il disturbo emotivo dipende dal potenziale degli individui di percepire negativamente l'ambiente e gli eventi che li circondano.
Gli obiettivi da raggiungere durante la terapia sono:
- Imparare a valutare le situazioni rilevanti logicamente e realisticamente.
- La depressione ci induce a limitare la nostra attenzione e a tenere presente solo gli aspetti negativi della situazione. Ecco perché la terapia cognitiva propone un cambiamento per tenere conto di tutti i dati rilevanti in queste situazioni.
- Imparare a formulare spiegazioni alternative logiche e razionali al fine di ottenere un risultato adattativo nelle interazioni sociali.
- Per cambiare i pensieri, in modo che quando viene rilevato un pensiero automatico irrazionale, viene cambiato dal pensiero razionale e logico che è stato elaborato. Questa parte della terapia cognitiva classica non è condivisa dalla terapia di accettazione e impegno, che cerca di cambiare la funzione del pensiero, cioè la reazione che abbiamo quando ci pensiamo e non cerca di modificare il contenuto, cioè se è logico e razionale o se riflette o meno la realtà.
- Infine, e soprattutto, propone di mettere alla prova i pensieri razionali conducendo esperimenti comportamentali che offrono l'opportunità di vedere che portano a un comportamento più adattivo nell'interazione con altre persone e nella risoluzione dei problemi.
Psicoterapia per depressione, differenti tecniche
Questi passaggi includono il pensiero cognitivo e le tecniche di modifica del contenuto comportamentale, che cambiano i comportamenti dei pazienti. Le tecniche comportamentali sono spesso utilizzate nelle prime fasi del trattamento per avvicinarsi al livello di funzionamento del paziente prima della depressione. Una volta raggiunto questo obiettivo, viene utilizzato un numero maggiore di tecniche cognitive che richiedono un ragionamento astratto e che serviranno come accesso all'organizzazione cognitiva del paziente, per cercare distorsioni cognitive basate su pensieri negativi e automatici.
Tra le tecniche comportamentali possiamo rivedere: la programmazione delle attività e l'assegnazione di compiti graduali, la pratica cognitiva e la formazione assertiva. Nelle tecniche cognitive si enfatizzano l'allenamento nell'osservazione e nella registrazione delle cognizioni, dimostrando al paziente la relazione tra cognizione, affetto e comportamento, ecc.
L'intervento sarà completato con tecniche di riassegnazione e modifica delle immagini, nonché diverse procedure per alleviare i sintomi affettivi.
3 - ATTACCHI DI PANICO
Cos'è la reazione di evitamento che si sviluppa in risposta agli attacchi di panico?
A volte la persona che soffre di attacchi di panico, nell'intento di proteggersi mette in atto alcune azioni che inizialmente la aiutano, ma che con il tempo finiscono con aggravare la situazione. Si tratta di un circolo vizioso composto da alcune reazioni che diventano fonte di ulteriore stress e quindi producono a loro volta panico. Questo è molto comune
La persona che soffre di attacchi di panico mette in atto frequentemente una reazione di evitamento questo comportamento consiste nell'evitare situazioni simili a quella in cui ha avuto i primi attacchi di panico.
La persona compie azioni alternative perché teme che si scateni un nuovo attacco di panico. questo accade perché tenta di difendersi sfuggendo a quello che pensa le possa far male.
Quando evita certe situazioni, l'intento della persona è quello di proteggersi ma purtroppo l'effetto a lungo termine è un altro.
I comportamenti di evitamento mantengono e amplificano il disturbo.
La reazione di evitamento e ancora più marcata se il panico è associato anche ad agorafobia cioè ansia in alcuni luoghi.
tra poco vedremo proprio quali sono i sei passi che portano la persona a peggiorare la propria situazione attraverso la reazione di evitamento.
psicoterapia e attacchi di panico
Attacchi di panico: Cosa può succedere se la persona cede alla tentazione di evitare ogni cosa le dia ansia?
Le azioni di evitamento di chi soffre di attacchi di panico hanno un costo sociale e personale molto alti perché finiscono con limitare la persona e quindi incidono pesantemente sulla qualità della sua vita. Ad esempio, le persone iniziano ad assentarsi dal lavoro, da scuola, evitano di frequentare gli amici o familiari, negozi e altri luoghi ecc.
Successivamente non solo si sfugge le situazioni in cui si è sviluppato l'attacco di panico ma si evitano anche tutte quelle ritenute simili. Infine, si evitano le situazioni in cui si ha paura delle conseguenze di un attacco (es non si va in luoghi in cui si dubita di non poter ricevere aiuto o per paura del giudizio delle persone presenti).
Quindi con il passare del tempo la persona può entrare in un circolo vizioso costituito da azioni che hanno lo scopo di proteggerla, ma che in realtà fanno consolidare il disturbo.
Il circolo vizioso del panico in sei passi, che si può evitare con la psicoterapia.
I miei pazienti che mi consultano per essere aiutati con la psicoterapia degli attacchi di panico, raccontano che nelle settimane precedenti il loro disagio aumentava sempre più. Quando ricostruiamo assieme la storia emerge che esso si è sviluppato gradualmente.
Vediamo quali sono le 6 fasi possibili che portano il disturbo ad amplificarsi sempre di più in un circolo vizioso, ricordandoci che questo meccanismo si può interrompere con la psicoterapia.
I sei passi del circolo vizioso del panico
Il in una o più occasioni la persona prova un attacco di panico: ad esempio (affanno, vertigini, debolezza, tachicardia, tremori, sudorazione, mal di stomaco o nausee, derealizzazione, intorpidimento, vampate o brividi, fastidio al petto). Se si spaventa.la persona VIVE tutto questo come segnale di rischio.
Queste sensazioni producono uno stato d'ansia, paura per il proprio stato di salute
A sua volta l'ansia di avere un altro attacco sviluppa sintomi fisici che vengono interpretati in modo catastrofico (si ha paura di perdere il controllo).
La persona inizia a evitare di mettersi nelle stesse condizioni in cui ha provato il primo attacco di panico
La persona incomincia a provare ansia anche solo se pensa alle situazioni che ritiene di non saper affrontare
La vita della persona si impoverisce di esperienze ed occasioni e la persona si sente limitata dalla sua situazione. Questo è il momento in cui solitamente la persona si rende conto di stare pagando un prezzo molto alto e mi chiede aiuto per cambiare.
La psicoterapia degli attacchi di panico
Chiedere aiuto ad uno psicologo competente prima possibile è la migliore cosa da fare, per evitare che il disagio si amplifichi, spezzare il circolo vizioso e vivere più serenamente. La psicoterapia è un mezzo sicuro ed efficace per aiutare le persone con attacchi di panico a guarire. Nel mio lavoro aiuto le persone con attacchi di panico ad acquisire strumenti specifici per affrontare le situazioni di disagio, a fidarsi nuovamente dei propri mezzi e sperimentare una sensazione di maggiore sicurezza, controllo e stabilità.
Uno degli obiettivi del mio modo di lavorare è dare alla persona possibilità che non la mettano in condizione di dover per forza evitare le situazioni che teme, specialmente se ciò che evita in realtà le interessa moltissimo.
La persona con attacchi di panico non sceglie di stare male, e non serve a nulla ripetere che non c'è bisogno di allarmarsi.
Chi si priva di alcuni aspetti della vita, lo fa spesso essendo consapevole del costo di questa rinuncia alla propria autonomia. Quindi prima possibile cerco di aiutare la persona a riconquistare la capacità di affrontare luoghi, situazioni e relazioni, nell'intento di acquisire una qualità della vita migliore.
4 - FOBIE
Fobia degli aghi, fobia degli uccelli, fobia dei cani, fobia degli insetti, fobia del vomito, fobia dei gatti, ecc.
La fobia è una paura marcata e persistente con caratteristiche peculiari:
è sproporzionata rispetto al reale pericolo dell'oggetto o della situazione;
non può essere controllata con spiegazioni razionali, dimostrazioni e ragionamenti;
supera la capacità di controllo volontario che il soggetto è in grado di mettere in atto;
produce l'evitamento sistematico della situazione-stimolo temuta;
permane per un periodo prolungato di tempo senza risolversi o attenuarsi;
comporta un certo grado di disadattamento per l'interessato;
l'individuo riconosce che la paura è irragionevole e che non è dovuta ad effettiva pericolosità dell'oggetto, attività o situazione temuta.
La fobia è dunque una paura estrema, irrazionale e sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con cui gli altri si confrontano senza particolari tormenti psicologici. Chi ne soffre, infatti, è sopraffatto dal terrore all'idea di venire a contatto magari con un animale innocuo come un ragno o una lucertola, o di fronte alla prospettiva di compiere un'azione che lascia indifferenti la maggior parte delle persone (ad esempio, il claustrofobico non riesce a prendere l'ascensore o la metropolitana).
Le persone che soffrono di fobie si rendono perfettamente conto dell'irrazionalità della propria paura, ma non possono controllarla.
L'ansia da fobia, o "fobica", si esprime con sintomi fisiologici come tachicardia, vertigini, extrasistole, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. Con la paura si sta male e si desidera una cosa sola: fuggire! Scappare, d'altra parte, è una strategia di emergenza.
La tendenza ad evitare tutte le situazioni o condizioni che possono essere associate alla paura, sebbene riduca sul momento gli effetti della fobia, in realtà costituisce una micidiale trappola: ogni evitamento, infatti, conferma la pericolosità della situazione evitata e prepara l'evitamento successivo (in termini tecnici si dice che ogni evitamento rinforza negativamente la paura).
Tale spirale di progressivi evitamenti produce l'incremento, non solo della sfiducia nelle proprie risorse, ma anche della reazione fobica della persona, al punto da interferire significativamente con la normale routine dell'individuo, con il funzionamento lavorativo o scolastico oppure con le attività o le relazioni sociali. Il disagio diviene così sempre più limitante.
Chi ha la fobia dell'aereo può trovarsi, ad esempio, a rinunciare a molte trasferte, e la cosa diventa imbarazzante se è necessario spostarsi per lavoro. Chi ha paura degli aghi e delle siringhe può rinunciare a controlli medici necessari o privarsi dell'esperienza di una gravidanza. Chi ha paura dei piccioni non attraversa le piazze e non può godersi un caffè seduto ai tavolini di un bar all'aperto e così via.
Tipi di fobie
Quando si parla di fobie ci si riferisce in genere a: fobia dei cani, fobia dei gatti, fobia dei ragni, fobia degli spazi chiusi, fobia degli insetti, fobia dell'aereo, fobia del sangue, fobia delle iniezioni, ecc.
Più precisamente, esistono le fobie generalizzate (agorafobia e fobia sociale), fortemente invalidanti, e le comuni fobie specifiche, generalmente ben gestite dai soggetti evitando gli stimoli temuti, che si classificano così:
Tipo animali. Fobia dei ragni (aracnofobia), fobia degli uccelli o fobia dei piccioni (ornitofobia), fobia degli insetti, fobia dei cani (cinofobia), fobia dei gatti (ailurofobia), fobia dei topi, ecc..
Tipo ambiente naturale. Fobia dei temporali (brontofobia), fobia delle altezze (acrofobia), fobia del buio (scotofobia), fobia dell'acqua (idrofobia), ecc..
Tipo sangue-iniezioni-ferite. Fobia del sangue (emofobia), fobia degli aghi, fobia delle siringhe, ecc.. In generale, se la paura viene provocata dalla vista di sangue o di una ferita o dal ricevere un'iniezione o altre procedure mediche invasive.
Tipo situazionale. Nei casi in cui la paura è provocata da una situazione specifica, come trasporti pubblici, tunnel, ponti, ascensori, volare (aviofobia), guidare, oppure luoghi chiusi (claustrofobia o agorafobia).
Altro tipo. Nel caso in cui la paura è scatenata da altri stimoli come: il timore o l'evitamento di situazioni che potrebbero portare a soffocare o contrarre una malattia (vedi anche disturbo ossessivo-compulsivo e ipocondria), ecc. Una forma particolare di fobia riguarda il proprio corpo o una parte di esso, che la persona vede come orrende, inguardabili, ripugnanti (dismorfofobia).
E' importante chiarire che il tipo di fobia da cui si è affetti non ha alcun significato simbolico inconscio, come invece viene suggerito da alcuni psicoanalisti, e la paura specifica è legata unicamente ad esperienze di apprendimento errato involontario (non necessariamente ricordate dal soggetto), per cui l'organismo associa involontariamente pericolosità ad un oggetto o situazione oggettivamente non pericolosa.
Si tratta, in sostanza, di un processo di cosiddetto "condizionamento classico". Tale condizionamento si mantiene inalterato nel tempo a causa dello spontaneo evitamento sistematico che i soggetti fobici mettono in atto rispetto alla situazione temuta.
Fobie cura
Il trattamento delle fobie è relativamente semplice, se non complicato da altri disturbi psicologici, e prevede primariamente un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale di breve durata (spesso entro i 3-4 mesi).
La cura delle fobie, dopo un periodo di valutazione del caso che si esaurisce in genere nell'arco del primo mese, passa necessariamente attraverso l'utilizzo delle tecniche di esposizione graduata agli stimoli temuti.
Il paziente viene avvicinato in modo molto progressivo agli stimoli che innescano la paura, partendo da quelli più lontani dall'oggetto o situazione centrale (es. l'immagine di una siringa nuova per un fobico degli aghi o una scatoletta di mangime per un fobico dei cani). Il contatto con tali stimoli viene mantenuto finché inevitabilmente non subentra l'abitudine ed essi non generano più ansia. Solo a tal punto si procede all'esposizione ad uno stimolo leggermente più ansiogeno, in una gerarchia accuratamente preparata in seduta a priori. In questo modo, nell'arco di poche settimane, si riesce a salire sulla gerarchia fino ad arrivare a esposizioni molto più forti, senza suscitare mai troppa ansia nel soggetto e ripetendo ogni esercizio finché non è diventato "neutro".
Tale procedura può spaventare molto le persone che soffrono di una fobia, poiché implica affrontare vis a vis l'oggetto o situazione temuta, ma se ben effettuata, con l'aiuto di un terapeuta esperto, è assolutamente applicabile e garantisce un successo nel 90-95% dei casi nella cura della fobia.
In alcuni casi, per rendere più efficace il metodo, si insegnano al paziente strategie di rilassamento fisiologico e lo si invita ad utilizzarle poco prima di esporsi agli stimoli ansiogeni, in modo da facilitare la creazione di un nuovo condizionamento, in cui l'organismo associ rilassamento, anziché ansia, a tali stimoli.
Nel caso di fobie invalidanti è molto diffuso l'uso di farmaci ansiolitici "al bisogno", per gestire l'ansia dovendo fronteggiare necessariamente certe situazioni temute (es. prima di prendere l'aereo). Tale strategia consente di sopravvivere all'evento, ma non ottiene altro che l'effetto di rafforzare la fobia. Più utili, eventualmente, anche se non paragonabili e indubbiamente meno efficaci delle tecniche cognitivo comportamentali, possono essere delle adeguate e prolungate terapie a base di antidepressivi SSRI, sotto attenta valutazione medica.
Claustrofobia
Agorafobia
Paura di volare
Paura di guidare
Fobia degli aghi
Fobia sociale
Ansia e disturbi d'ansia